Tu sei qui: Territorio e AmbienteSabato a Maiori il vernissage di Giuseppe Palermo nei Giardini di Palazzo Mezzacapo
Inserito da (Maria Abate), mercoledì 8 luglio 2020 14:53:09
Sabato 11 luglio, a Maiori, in Costa d'Amalfi, si terrà il vernissage della mostra d'arte contemporanea dal titolo "Fermo immagine" dell'artista Giuseppe Palermo, nei bei locali dell'ex Azienda di Soggiorno e Turismo, situati nei Giardini di Palazzo Mezzacapo (ore 19).
Anche quest'anno Palermo, ormai stabilito a Roma da anni e dove ha il suo showroom d'arte, ritorna in Costiera amalfitana con una sua mostra, diversa completamente nei contenuti che erano al centro delle sue esibizioni degli anni precedenti e che partivano dall'arte ceramica e materica delle antiche riggiole napoletane, frutto di una ricerca, ormai avviata da tempo, da piastrelle e maioliche antiche e tipiche per tramutarle in coloratissime o bicromatiche tele.
Durante il lungo periodo di chiusura dovuto alla Pandemia, l'artista ha avviato una riflessione interiore sullo scorrere dell'esistenza di ognuno di noi, prima che su se stesso, per arrivare alla conclusione che il passare del tempo è fatto da tanti gesti e abitudini che si replicano al punto da perderne la consapevolezza. Riti che sono immutabili, che si ripetono senza che nessuno se ne accorga, che ci faccia caso. Si generano quasi involontariamente nel volgere della vita, come ad esempio il bagno a mare di ragazzi, una passeggiata con il nonno, il primo monopattino, l'attesa di un amico, il gelato al bar centrale. Una sorta di video che scorre senza interruzioni da sempre, senza una musica particolare che faccia da sottofondo, senza clamore. Un video che dimentichiamo presto, che si confonde con l'anno precedente e quello ancora prima. Ricordi che si stratificano come pagine dove solo l'ultima è perfettamente leggibile. Giuseppe Palermo, al tempo del Coronavirus, riflette sulla ripetitività inconsapevole della vita e si confronta con questo terreno per certi versi banale, quotidiano, anonimo. E' questa la sua sfida, lontana dall'attrazione del paesaggio. E' necessaria una moviola per creare dei "fermo immagine", per catturare e per appropriarsi di quello che ci sfugge e lo trasporta in piccolissime tele (20x20 e 20x30) con i toni del grigio. L'immagine è tremolante, sfocata, veloce nella sua fissità e nitida nel suo significato. L'artista non fa altro che raccogliere, selezionare, scegliere tra migliaia di fotogrammi quelli che vivono di una sottile ed impalpabile eternità da ereditare nello sguardo. Pitture che ci svelano l'assenza della nostra coscienza nella vita di tutti i giorni.
Giuseppe Palermo, classe 1973, nasce e cresce immerso nelle profonde suggestioni paesaggistiche culturali della costiera amalfitana. Dal padre siciliano, ebanista, mutua la febbrile ricerca tipica dell'artigiano, tutta tesa ai materiali e alla forma. Proprio questa necessità quasi vitale "del fare" caratterizza la formazione di "Pepe", artista poliedrico deciso a non arrendersi ai confini dei materiali e delle figure, come nel sogno di un eterno bambino.
Oggi la volontà dell'artista, artigiano e uomo, è quella di continuare a colpire con le sue provocazioni sensoriali, per un pubblico che ne sappia fruire liberamente senza preconcetti.
Nella ricerca del significato della propria creatività, l'artista spazia ai confini tra la sperimentazione dei materiali ed il gioco delle tecniche, facendo convergere conoscenza e immaginazione, pratica e tensione mentale riaffermando il valore della manualità e il piacere dell'esecuzione dell'opera, indifferentemente plasmando la materia, disegnando le superfici, o ancora esprimendosi in originali combine paintings. L'analisi eclettica conduce, di volta in volta, dai limiti di una estetica astratta, al concettuale, dall'informale, sia segnico sia materico, asettico o antigrazioso e sgraziato al figurativo lirico e sereno, talvolta clownesco. Il fenomeno, dove è presente, emerge e riaffonda nella materia negando una piena rappresentatività alle opere. Tale demiurgico gioco dell'arte germina moderni feticci totemici che, se possono, ribollono, si gonfiano, suonano festa, riappropriandosi dalla spazio negato dai reticoli cosmici e dai telai che li sostengono imprigionandoli.
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