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Alluvione di Maiori del 25-26 Ottobre 1954, la testimonianza del compianto Francesco Amodio, all'epoca sindaco di Amalfi, che coordinò i primi soccorsi

Il corso Reginna del tutto distrutto nella sua parte terminale, mentre acque limacciose continuavano a venire giù dai monti e dalle vallate; fabbricati, tra i più belli e più antichi, interamente crollati e notizie - le più tragiche e le più dolorose - di numerose vittime rimaste sotto le macerie, travolte dalla violenza dell'uragano.

Inserito da (Admin), venerdì 25 ottobre 2024 18:37:22

di Sigismondo Nastri -

Sull'alluvione di Maiori, avvenuta nella notte tra il 25 e il 26 ottobre 1954, ripropongo qui, tratta da un mio articolo, pubblicato sul quotidiano "Il Tempo" del 24 ottobre 1974, la testimonianza dell'onorevole Francesco Amodio, che all'epoca di quella calamità era sindaco di Amalfi. «E' una pagina triste, terribilmente triste della mia vita. Avevo presieduto il Consiglio comunale di Amalfi fino ad ora molto avanzata, mentre fuori la pioggia continuava a venire giù in maniera da lasciare tutti preoccupati nel timore che si verificasse una di quelle alluvioni che di frequente creavano stati di allarme e di paura tra la popolazione, prima che si fosse provveduto a dare una definitiva sistemazione al torrente Canneto.

Svegliato durante la notte da un consigliere comunale, che era stato informato del disastro avvenuto nella vicina Maiori, già alle prime luci ero con altri concittadini sulla strada della Costiera, ma dovemmo lasciare la macchina a Minori, allagata, e 'guadare' il torrente d'acqua e di melma che stagnava lungo la nazionale, dopo esserci assicurati che fortunatamente vittime non ve n'erano state. Portatici a Maiori, qui la tragedia ci apparve nella sua gravità: una scena veramente apocalittica. Il corso Reginna del tutto distrutto nella sua parte terminale, mentre acque limacciose continuavano a venire giù dai monti e dalle vallate; fabbricati, tra i più belli e più antichi, interamente crollati e notizie - le più tragiche e le più dolorose - di numerose vittime rimaste sotto le macerie, travolte dalla violenza dell'uragano. Resomi conto della gravità del disastro, nonostante ben quattro persone della mia famiglia avessero perso la loro vita nell'immane tragedia, decisi di ritornare ad Amalfi per avvertire le autorità provinciali e predisporre i primi mezzi di soccorso per la popolazione, rimasta senz'acqua e senza rifornimenti di alcun genere.

Amalfi rispose generosamente al mio urgente appello e nello spazio di pochissime ore riuscimmo a far partire un motoveliero carico di derrate e di acqua potabile raccolta in damigiane, da distribuire a quelli che, sopravvissuti, erano rimasti senza né casa né tutto. Da Napoli partirono autobotti, mentre da Salerno, anch'essa profondamente ferita, si cominciò a predisporre aiuti più massicci. Da Maiori, il giorno successivo, risalimmo fino a Tramonti e potemmo constatare i danni che anche quella laboriosa cittadina aveva sofferto per il tremendo uragano. Vi fu davvero una mobilitazione di uomini e di organizzazioni, da quelle statali a quelle della Pontificia Commissione di Assistenza. Tra i primissimi a correre sui luoghi del disastro fu il nostro compianto indimenticabile Arcivescovo Rossini che, con mons. Mario Di Lieto, oggi Vescovo di Cerignola, fu il coordinatore, nei giorni seguenti, di tutta l'organizzazione che si dovette creare dopo i primi frammentari interventi. Vennero il Presidente della Repubblica (Luigi Einaudi, n.d.r.), il Ministro dell'Interno, parlamentari, autorità, che vollero recare anche una parola di conforto alle popolazioni colpite».

Aggiungo, a commento, che, se pure il ricordo di quel luttuoso evento è vivo, bisogna ammettere che esso è lontano, molto più lontano del tempo trascorso. Completata l'opera di ricostruzione, eseguiti i lavori di sistemazione dei bacini montani a difesa degli abitati, realizzate le necessarie infrastrutture, Maiori s'è guadagnato un ruolo di prim'ordine tra i centri turistici della Costiera. Di quell'alluvione, meno male, sono rimaste poche tracce. Oggi ci si è abituati a vedere il corso Reginna recuperato come "centro" della città, luogo di accoglienza e di ritrovo, e non più solo di transito: Dovessi andare più avanti col discorso, però, avrei difficoltà ad affermare che i bacini montani, nello stato attuale (cioè senza adeguata manutenzione), sono in grado di "proteggere" gli abitati».

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